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Il caffè, bevanda ubiquitaria. Tra usi locali ed effetti farmacologici

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 10 feb 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Il caffè è una tra le bevande più consumate al mondo e trattandosi di estratto vegetale può essere considerato un vero e proprio fitoterapico. Esercita un azione protettiva sulla nostra salute anche se non è del tutta esente da effetti avversi.

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In Portogallo ci mettono il limone, in Germania il gelato ed il cioccolato, in Austria le uova ed il miele. Si tratta del Caffè (C.), la bevanda che da secoli riempie la nostra quotidianità con il suo aroma fragrante ed esotico. Si stima che mediamente una persona adulta consumi 1,3 kg di C. l'anno. Quindi per molti si tratta di un uso cronico con le conseguenze che da esso derivano. Ma quali sono queste conseguenze? È vero che il C. alza la pressione o può influenzare negativamente l'attività cardiaca? Definiamo intanto la bevanda del C. da un punto di vista fitochimico. Si tratta di un estratto acquoso ottenuto dai semi tostati e macinati di Coffea Arabica e/o Robusta. I metodi tradizionali di preparazione possono essere diversi. Ad esempio il C. turco è un decotto non filtrato, l'americano è un percolato, l'espresso all'italiana è un estratto filtrato ad alta velocità e pressione (8-10 atm). Ciò che si ottiene è una miscela di più di 1.000 composti, tra cui spicca la nota caffeina, molecola ad attività stimolante e broncodilatatrice. Si stima che una tazzina di C. ne contenga in media 80 mg contro i 5 mg presenti nel decaffeinato. La caffeina è responsabile di un aumento transitorio di pressione arteriosa tuttavia è stato dimostrato che il C. assunto giornalmente (4 - 5 tazzine al giorno) può avere effetti positivi sia sulla pressione che sul cuore, con un abbassamento significativo del rischio di mortalità. Oltre la caffeina nel C. sono presenti anche alcoli diterpenici (aumentano le LDL e i trigliceridi nel sangue), e l'acido clorogenico, responsabile di un effetto positivo sul metabolismo del glucosio (abbassamento del rischio di diabete tipo 2). Quest'ultimo effetto, associato a quello termogenico della caffeina, è responsabile anche dell'azione "normalizzante" sul peso. Gli effetti negativi sul colesterolo sono invece da attribuirsi solo al C. non filtrato, la cui assunzione sembra anche provocare incrementi ematici di omocisteina. Si richiama particolare attenzione alle donne in menopausa perché il C. può aumentare l'escrezione di calcio con le urine e di conseguenza peggiorare l'osteoporosi. Questo inconveniente può essere tuttavia aggirato aggiungendo un paio di cucchiaini di latte per ogni tazzina di C. bevuto. Infine, ma non per ultima, c'è l'azione tonica sul sistema nervoso che può essere vantaggiosa per alcuni soggetti ma in altri può creare spiacevoli effetti avversi quali irritabilità, mal di testa, ansia, etc. Ricordo infine che la caffeina può aumentare gli effetti avversi di alcuni farmaci co-somministrati come la fluvoxamina, la clozapina, la mexiletina in quanto condivide con essi lo stesso sito di metabolizzazione microsomiale (CYP450 1A2). (farmacista33)

 
 
 

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