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GLI ENERGY DRINK POSSONO FAR SALIRE LA PRESSIONE E CAUSARE ARITMIE. PERICOLOSI SOPRATTUTTO PER I RAG

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 19 feb 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Nei giovanissimi la caffeina può costituire un «innesco» per cardiopatie congenite di cui ancora non si ha coscienza. Se ne bevono grandi quantità a differenza dei caffè

SERVONO A TENERSI SVEGLI, SENTIRSI PIÙ ATTIVI E LI CONSUMA UN ADOLOSCENTE SU TRE

Ma, secondo un numero sempre più nutrito di ricerche, potrebbero avere effetti collaterali negativi sul cuore.

Gli energy drink, infatti, a causa del loro contenuto di caffeina possono far salire la pressione e favorire le aritmie.

Lo studio:

Uno degli studi più recenti arriva dalla Mayo Clinic statunitense ed è un’indagine pilota su 25 adulti sani, condotta facendo bere ai volontari una lattina di energy drink (contenente, oltre a 240 mg di caffeina, 2 grammi di taurina ed estratti di guaranà, ginseng e cardo mariano) oppure un placebo simile per gusto, aspetto e calorie fatta eccezione per gli stimolanti.

Nè i partecipanti né i medici sapevano di volta in volta di che bevanda si trattasse.

I volontari, non fumatori e non in cura con farmaci, non dovevano consumare nè caffeina, né alcol nelle 24 ore precedenti i test, persone il più "pulite" possibile, insomma, per verificare l’effetto immediato dell’energy drink su pressione, frequenza cardiaca e parametri ematici come la glicemia o la noradrenalina, un neurotrasmettitore-ormone che provoca risposte simili a quelle dell’adrenalina.

I test sono stati condotti mezz’ora dopo aver bevuto, in condizioni di relax o, viceversa, di stress mentale o fisico e i risultati sono stati chiari: il drink stimolante produce un aumento della pressione di circa il 6% e un incremento della noradrenalina del 73%, indipendentemente dalle condizioni di stress o tranquillità in cui ci si trova quando lo si beve.

Qualche conseguenza c’è quindi pure con una sola lattina ma Giuseppe Lippi, docente di Biochimica clinica dell’università di Verona e autore di numerosi studi sul legame fra energy drink e rischio cardiovascolare, sottolinea che i problemi si hanno esagerando:

«L’elemento più determinante di un energy drink è la caffeina e una lattina equivale più o meno a una tazzina di caffè. Capita difficilmente però di bere un espresso dietro l’altro, così il metabolismo ha modo e tempo di assimilare la caffeina; il consumo di energy drink invece è diverso e i ragazzi, nelle serate con gli amici, bevono anche sette o otto lattine di stimolanti in un lasso di poche ore. Se a questo si aggiunge l’associazione molto frequente con alcolici vari, si spiega perché gli eccessi possano essere pericolosi». Sono stati segnalati infatti casi di aritmie e palpitazioni e perfino otto giovani in cui troppi energy drink hanno provocato un infarto; inoltre queste bevande sembrano in grado di aumentare la glicemia, il colesterolo, i trigliceridi, l’aggregazione delle piastrine e il livello di disfunzione endoteliale, tutti elementi che potrebbero incrementare il rischio cardiovascolare nel lungo termine.

«Nei ragazzi il pericolo di eventi avversi è più alto perché possono avere cardiopatie congenite non ancora riconosciute: la troppa caffeina da energy drink può costituire un "innesco", il primo elemento di disturbo che si incontra nella vita in grado di scatenare i sintomi — osserva Lippi —.

A oggi però si conosce un unico caso di un ragazzo in cui problemi gravi sono comparsi dopo una sola lattina di stimolante.

È opportuno evitare del tutto gli energy drink se si ha una storia familiare di morti improvvise o infarti, altrimenti possono essere consumate a patto di non esagerare con le dosi».

Un’avvertenza necessaria soprattutto per gli uomini:

secondo uno studio appena pubblicato su Health Psychology sono più a rischio di eccessi perché consumano gli energy drink pensando che ciò li renda più "maschi" e migliori le loro performance "mascoline". Intanto, in accordo con il ministero della Salute molte aziende produttrici hanno iniziato a segnalare in etichetta che si tratta di prodotti non adatti ai bambini o durante la gravidanza e l’allattamento. (Salute, Corriere)

 
 
 

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