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Libri per guarire

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 29 feb 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

Ansia, alcolismo, fobie, aggressività, obesità, insonnia: tutte patologie apparentemente molto diverse tra loro, ma con un punto in comune. Possono trovare sollievo nella lettura.

Pensate che un libro vi abbia cambiato la vita? Gandhi, il liberatore dell'India, ha preso spunto per il metodo della disobbedienza dalla lettura del saggio Disobbedienza civile di Henry David Thoreau, pubblicato nel 1849. Se un libro ha il potere di entrare nella testa di un uomo al punto di rivoluzionarne la vita e il pensiero, proprio un libro potrebbe aiutarlo anche a superare i suoi problemi psicologi. È quello che sostiene una nuova forma di cura, la bibliotepia. La psicoioga canadese Gilda Katz definisce questo metodo un «uso guidato della lettura per ottenere un presunto risultato terapeutico». Poco diffusa nel nostro paese, la biblioterapia ha un discreto successo all'estero. In Canada, per esempio, molti operatori sanitari la usano correntemente, e l' 80 per cento degli psicologi consiglia precise letture ai pazienti. E il metodo funziona.

Dalla fine degli anni novanta alcuni ricercatori hanno mostrato che leggere aiuta a combattere una grande varietà di disturbi. Un libro da 20 euro potrebbe quindi rivelarsi più efficace di una psicoterapia lunga e costosa? Una buona lettura sarebbe in grado di sostituire antidepressivi e ansiolitici?

La biblioterapia funziona per i problemi più disparati. Gli psicologi britannici Gary Kupshik e Clare Fisher, per esempio, hanno prescritto alcuni libri a 74 pazienti che soffrivano di ansia,

ottenendo una riduzione dei sintomi nel 95 per cento dei casi. Altri studi hanno dimostrato che la

biblioterapia è efficace nel contrastare, sia pure in varie misure, l'alcolismo, le fobie, l'aggressività, l'obesità, l'insonnia e altri disturbi. E i miglioramenti sono duraturi, come rivelano i test di controllo effettuati a distanza di sei mesi. Un'inchiesta condotta nel 2009 su 590 volontari dal medico francese Pierre-Andre Bonnet conferma che la biblioterapia non è riservata solo ai piccoli «dolori dell'anima». Di 455 persone affette da disagi psicologici come una depressione passeggera o una lieve ansia - il 65 per cento riferisce di avere tratto beneficio da almeno un libro letto.

La proporzione arriva all'80 per cento (109 su 136) nei soggetti colpiti da disturbi mentali gravi (depressione acuta e altro). Benché lo psicologo statunitense John Norcross sottolinei che nel 95 per cento dei casi l'efficacia dei libri terapeutici non è stata individualmente testata, queste opere si fondano su tecniche e terapie che hanno dimostrato la loro utilità. Infatti numerosi pazienti testimoniano l'attenuazione dei propri disturbi anche senza supporto terapeutico. Gli psicologi finiranno dunque tutti a spasso? Certamente no, perché gli studi mostrano, in gran parte, che la biblioterapia è «complessivamente più efficace se accompagnata da un certo livello di contatto umano con un terapeuta», come scrive lo psicologo statunitense Mark Harwood. Sembra infatti che, commentato insieme a un professionista esperto, il libro venga meglio compreso e dunque meglio utilizzato dal paziente. Talvolta la biblioterapia risulta persino più efficace dei farmaci.

Che cosa rende così efficace l'intreccio fra narrazione e informazione?

Il lettore trae giovamento dal momento di svago offerto per esempio da una storia di spionaggio; la sua attenzione è catturata dai colpi di scena mentre lui assorbe i dati scientìfici legati al proprio problema. La forza del romanzo informativo viene dall'incontro fra dimensione emotiva e cognitiva, che permette al lettore di interiorizzare meglio i consigli pratici. Nel 2013 Gregory Berns e i suoi colleghi dell'Università di Atlanta hanno dimostrato che la lettura di un romanzo aumenta le connessioni cerebrali. Secondo i ricercatori, «la lettura di testi letterari rinforza da una parte la potenza curativa del linguaggio, dall'altra le sensazioni tattili e le simulazioni motorie interne al nostro cervello. Ogni volta che leggiamo una storia entriamo nei panni dei personaggi e percepiamo un mondo di sensazioni tattili e motorie, muovendoci e provando emozioni

fittizie, certo, ma incarnate nei nostri modelli di realtà interiori». Una simile identificazione significa che il soggetto percepisce le sensazioni nel proprio corpo, le sente veramente, e non si accontenta di immaginarle da un punto di vista teorico. D romanzo risveglia in noi precisi «marcatori somatici», per riprendere la definizione del neurologo statunitense Antonio Damasio, ovvero un insieme di reazioni fisiologiche associate ad avvenimenti simili realmente vissuti. L'idea è quindi condurre il lettore a identificarsi con i personaggi, esempi al contempo positivi - coraggiosi, leali e cosi via - e umani, con le loro debolezze, i dubbi, le delusioni di tutti noi. L'identificazione permette di capire meglio ciò che viene vissuto e di dare un nome, in qualche modo, alle sensazioni sconosciute, per poter spiegare ad altri i propri sentimenti senza sentirsi anormali. Inoltre sapere che altre persone (gli eroi del romanzo) vivono situazioni simili riuscendo a uscirne, da fiducia e infonde coraggio. Se i personaggi possono realisticamente risolvere le proprie difficoltà tutti possiamo farlo, e possiamo prendere spunto sulla strada da seguire. Questo tipo di lettura, infine, permette di lottare contro i miti e le false credenze che ostacolano lo sviluppo psicologico.

La biblioterapia non è certo un toccasana miracoloso, efficace per tutto e tutti. Ma neanche le terapie classiche lo sono. Dal canto suo la biblioterapia non costa praticamente nulla e presenta meno rischi dei farmaci. I pazienti potrebbero allora cominciare ad affrontare i loro problemi con una biblioterapia. Sta poi al medico vedere se è efficace o no, e se va associata a una psicoterapia o ai farmaci. La terapia del libro potrebbe anche essere prescritta sistematicamente come complemento di un'altra cura. Chissà, magari presto vedremo un reparto di «biblioterapia» nelle farmacie.

(mente e cervello)

 
 
 

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