ISS E MINISTERO D’ACCORDO: L’OLIO DI PALMA NON PIÙ DANNOSO DEGLI ALTRI GRASSI SATURI
- hodrin
- 8 mar 2016
- Tempo di lettura: 2 min
È da tempo l’ingrediente della discordia. L’olio di palma, il grasso vegetale più utilizzato nella preparazione dei prodotti da forno, è al centro del dibattito scientifico e dei dubbi dei consumatori.

La sua assunzione ci espone a un rischio più alto di aver un INFARTO O UN ICTUS ISCHEMICO?
«Né più né meno di quanto non lo facciano gli altri grassi saturi: burro compreso», è la sintesi del parere diffuso dal Ministero della Salute e redatto dall’Istituto Superiore di Sanità.
Il parere dell’istituto superiore di sanità: Dopo mesi di sollecitazioni, la massima istituzione pubblica in materia di salute ha dovuto necessariamente pronunciarsi sul tema. L’assenza di un parere super partes (l’OMS non ha finora ritenuto necessario esprimersi in merito) iniziava a essere troppo pesante di fronte alle osservazioni che giungevano dai consumatori.
Mentre i danni ambientali dovuti alla sua produzione sono difficili da confutare, sul tema sanitario mancava una posizione univoca. O meglio: gran parte dei nutrizionisti e dei cardiologi si erano già pronunciati smorzando gli allarmismi, ma facendo comunque presente che un eccessivo introito di olio di palma attraverso la dieta rischiava di accrescere le probabilità del singolo individuo di andare incontro nel tempo a un evento cardiovascolare. La presenza dell’industria nel dibattito, però, lasciava i più perplessi. Da qui la necessità di ascoltare la voce italiana più autorevole in materia, che ha ribadito la linea della prudenza, facendo però presenti le condizioni in cui è richiesta la maggiore cautela.
Attenzione a bambini, anziani e obesi: L’olio di palma è composto per il 50% di acidi grassi saturi (quasi esclusivamente acido palmitico) che, aumentando i livelli di colesterolo «cattivo» nel sangue, rappresentano un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. La restante quota è costituita da acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) e polinsaturi (acido linoleico). Del tutto assente il colesterolo.
L’ingrediente nel tempo ha soppiantato la margarina ed è oggi presente in prodotti da forno, creme spalmabili, zuppe e (alcuni) piatti pronti. A preoccupare, oltre alla quota crescente di importazione da Indonesia e Malesia, è soprattutto il largo uso che l’industria dolciaria ne fa per la preparazione di biscotti e merendine destinate ai bambini. Sono proprio loro uno dei «target» più sensibili individuati dall’Istituto Superiore di Sanità: assieme agli anziani, agli obesi, agli ipertesi e ai cardiopatici. Soggetti considerati «maggiormente vulnerabili» rispetto alla popolazione generale e a cui, come tali, è diretto il consiglio di seguire una dieta il più possibile variegata e ricca di alimenti (pesce e frutta secca) in grado di apportare gli acidi grassi «buoni» (polinsaturi).
Troppi grassi saturi nella dieta: Nessuna insidia «esclusiva» è insita dell’olio di palma. L’invito alla cautela riguarda l’apporto di acidi grassi saturi, naturalmente contenuti anche in alimenti come il latte, i formaggi, le uova e la carne. Ma se in questi casi la quota lipidica è ottenibile attraverso la banca dati degli alimenti del Cra-Nut, nel caso dell’olio di palma la difficoltà sta nel misurarne la quota che quotidianamente si assume attraverso la dieta. L’apporto di grassi saturi non dovrebbe superare il 10% dell’introito calorico giornaliero di ogni individuo, ma in realtà è più alto sia negli adulti (11%) sia nei bambini (12%). L’input dovrebbe essere dunque quello di ridurne l’assunzione, ma per quanto detto non è sempre facile. Nel frattempo, però, la croce non poggia più esclusivamente sulle spalle dell’olio di palma. (Salute, Secolo XIX)
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