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ECCO I METODI PIÙ COLLAUDATI PER SMETTERE DI FUMARE

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 1 giu 2016
  • Tempo di lettura: 6 min

Il fumo continua a essere la prima causa di morte evitabile in tutto l’Occidente e uccide ogni anno nel nostro Paese più di 70 mila persone.

Ciononostante 10,9 milioni di italiani continuano ad accendersi una sigaretta ogni giorno e, secondo i dati dell’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità, da anni il 30% dei connazionali tabagisti cerca di smettere senza successo. La stragrande maggioranza (75%) ci prova da solo e soltanto circa il 5 per cento tenta utilizzando i farmaci per la disassuefazione. «L’Italia è infatti agli ultimi posti in Europa nella vendita di farmaci utilizzati nella terapia di disassuefazione dal fumo - commenta Roberta Pacifici, direttore dell’Osservatorio. È invece fondamentale, per avere successo, personalizzare l’intervento: rivolgersi a uno dei moltissimi Centri Antifumo (Numero Verde 800 554 088) può essere il modo migliore per ricevere sia sostegno psicologico che i medicinali o il supporto più adeguato al singolo fumatore».

1. Tutti i danni del fumo, dai tumori all’impotenza

Il tabacco è da solo responsabile del 90% dei casi di cancro al polmone, del 70% di quelli di tumore della vescica e di migliaia di altri tipi di neoplasie (stomaco, fegato, laringe, faringe, pancreas) che vengono diagnosticati ogni anno. Il fumo fa poi lievitare la possibilità di danni al cuore e al sistema circolatorio, favorendo patologie come ictus, arteriosclerosi e malattie vascolari periferiche. E a questo va aggiunta un’altra lunga serie di malattie: dalla broncopneumopatia cronico ostruttiva (Bpco), destinata a diventare la terza causa di morte a livello mondiale, a bronchiti e polmoniti; dai danni alle pelle a disfunzione erettile e impotenza nei maschi.

2. Primo passo: fare l’«identikit» del fumatore (e chiedere aiuto)

«Quando finalmente un fumatore si decide a smettere e chiede aiuto, in base al suo «identikit» (quanto e quando fuma, perché, da quanto tempo e il suo atteggiamento, anche psicologico, nei confronti del fumo) il medico decide quale strategia prescrivergli per aiutarlo ad affrontare i sintomi legati all’astensione - spiega Roberto Boffi, medico pneumologo, responsabile del Centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Si può optare per un metodo unico o per un mix di strategie a seconda della persona che si ha di fronte». Si deve insomma valutare la dipendenza dalla sigaretta sia come bisogno di quantità quotidiana di nicotina (ad esempio il desiderio intenso di fumare ad intervalli più o meno regolari), sia come valore simbolico (se il fumo è un rimedio per l’ansia, una fonte di piacere, un facilitatore di contatti sociali, eccetera). «Statistiche e studi scientifici dimostrano chiaramente che le probabilità di smettere sono più alte se ci si rivolge a un Centro Antifumo - aggiunge Pacifici -. Il fumatore è come un paziente e i successi della cura dipendono certo dalla forza di volontà e dalla motivazione della persona, ma anche dall’aiuto mirato che si può ricevere»

3. Pillole, cerotti, inalatori e gomme da masticare

«terapia sostitutiva della nicotina» è una strategia di cui è stata ampiamente dimostrata l’efficacia e consiste nell’utilizzare di versi dispositivi (caramelle, cerotti, inalatori o gomme da masticare) con un basso contenuto di nicotina in modo tale da attenuare i sintomi dell’astinenza. In pratica, l’obiettivo è quello di fornire all’organismo nicotina per compensare la dose “abituale” quotidiana che viene a mancare con l’astensione dal fumo. I vari medicinali a base di nicotina possono essere acquistati in farmacia, senza ricetta, ma per stabilire tempi e dosi può essere utile seguire i consigli del proprio medico: in genere bisognerebbe assumerli per tre mesi, con un dosaggio giornaliero da ridurre di un terzo mensilmente. Il costo dei farmaci è interamente a carico del paziente, che però va in gran parte a compensare i soldi risparmiati dall’acquisto di sigarette. Diversi studi scientifici hanno indicato che la combinazione delle varie terapie sostitutive sembra aumentare il tasso di successo, così come pare essere utile iniziare gradualmente con dei farmaci che attenuano il desiderio prima di dire addio alle sigarette. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, quelli che vengono più frequentemente riscontrati sono lievi disturbi alla mucosa boccale, soprattutto in seguito all’utilizzo di gomme, compresse e inalatori, e invece effetti collaterali cutanei per l’uso dei cerotti. Ovviamente, dopo la sospensione della terapia, tali effetti regrediscono immediatamente.

4. Medicinali prescritti dal medico

Altro metodo efficace e sicuro per la disassuefazione è la terapia farmacologica a base di buproprione o di vareniclina. La vareniclina è un farmaco agonista/antagonista della nicotina che, agendo a livello cerebrale in modo simile ad essa, è in grado di ridurre il desiderio di fumare ed è approvato per la terapia della cessazione dal fumo. Così come il bupropione, medicinale antidepressivo di tipo dopaminergico in grado di diminuire l’intensità del desiderio di nicotina e i sintomi di astinenza. Questi presidi antifumo costituiscono un valido sostegno anche per la dipendenza psicologica, aiutando il paziente che sta smettendo di fumare a controllare i momenti in cui la voglia di fumare è aumentata. La cura deve essere prescritta dal medico che stabilisce tempi e dosaggi e il costo è a carico del paziente, ma va in gran parte a compensare i soldi risparmiati dall’acquisto di sigarette. «Diversi studi hanno dimostrato - spiega Pacifici - che le maggiori difficoltà per il tabagista si evidenziano entro le 24 ore dall’ultima sigaretta e il punto più critico si verifica nei primi 4 giorni: i sintomi dell’astinenza tendono ad attenuarsi dalla prima settimana al primo mese, anche se le sensazioni di malessere possono durare anche per alcuni mesi». Con l’assunzione di questi medicinali le chance di smettere sono più che doppie rispetto al non prendere alcuna terapia.

5. Sostegno psicologico e gruppi di auto-aiuto

Spesso le persone che decidono di smettere di fumare ha bisogno di incontri con personale appositamente preparato a motivarli e sostenerli nella scelta. Diversi Centri Antifumo italiani offrono un supporto psicologico per imparare ad affrontare i momenti più difficili. Le terapie cognitivo-comportamentali e il counselling professionale individuale (di persona e telefonico) facilitano il confronto sulla propria esperienza, aiutano ad acquisire sicurezza e a rafforzare le motivazioni. Nelle terapie di gruppo, alle strategie cognitive e comportamentali si aggiunge poi la condivisione dei problemi e delle motivazioni con altri fumatori.

I gruppi d’incontro hanno un punto di forza: la volontà di chiudere col fumo può essere contagiosa. Inoltre diverse indagini condotte su coppie di fumatori hanno mostrato che le probabilità di successo aumentano se ci si prova in due e che invece diminuiscono quando il tentativo è fatto da uno solo dei due partner. Non tutti i Centri antifumo organizzano incontri di gruppo per i fumatori: nell’elenco dell’Iss si possono trovare quelli (ospedalieri o della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori - Lilt) che offrono questo servizio, solitamente gestito alla di un «moderatore» e per la durata di alcuni mesi.

6. Libri e fai da te

Solo i più determinati e auto-disciplinati riescono a dire addio al tabacco da soli. Non è certo impossibile, ma secondo le statistiche solo tra il 4 e il 7 % di chi ci prova da solo (il fatidico «domani smetto») porta a termine l’impresa. Requisiti indispensabili sono una ferrea forza di volontà e un’importante motivazione di base. Per chi ci prova possono essere utili alcuni accorgimenti come:

- bere acqua (meglio se a piccoli sorsi distribuiti uniformemente nell’arco della giornata),

- fare tanto movimento (per scaricare la tensione, evitare di ingrassare e percepire invece i rapidi miglioramenti dovuti allo stop fumo, come l’abbassamento della frequenza dei battiti cardiaci e la scomparsa dei crampi ai polpacci quando si corre),

- coinvolgere familiari nel tentativo (niente sigarette offerte e soprattutto niente più fumo passivo in casa o in auto) o evitare situazioni legate al desiderio di una sigaretta.

Tra i libri, meglio privilegiare quelli che non promettono miracoli ma accompagnano il fumatore in un percorso personalizzato verso la liberazione dalla dipendenza dal tabacco.

7. Le sigarette elettroniche Ci sono in commercio due tipi di sigarette elettroniche (dette anche “e-cig”): quelle senza e quelle con nicotina, che nel secondo caso viene però essere assorbita dall’organismo in quantità non ancora del tutto definite. Secondo l’OMS le e-cig non possono comunque ad oggi essere dichiarate né efficaci né sicuramente innocue, sia che il loro vapore contenga o meno nicotina e che venga inalato attivamente o invece passivamente stando vicino a chi le sta usando. Oltre ai dubbi sulla salute dovuti al loro utilizzo, specie se protratto nel tempo, un limite delle sigarette elettroniche è che esse mantengono la gestualità e l’inalazione così care ai fumatori, rischiando di perpetuare indefinitamente il gesto fino allo «sfinimento» e alla conseguente resa. Inoltre va detto che mentre le e-cig di vecchia generazione sostanzialmente non emettono col vapore sostanze cancerogene ma solo al limite irritanti (come alcuni metalli pesanti), è stato recentemente dimostrato che quelle più nuove, che funzionano con cartucce di tabacco, sono in grado di produrre sostanze cancerogene. C’è comunque chi è riuscito a smettere grazie al passaggio (per qualche mese) alle e-cig, ma stando ai dati dell’ISS l’uso della sigaretta elettronica in Italia si è più che dimezzato: la maggior parte degli ex utilizzatori l’ha usata per meno di sei mesi o per meno di un mese. E’ quindi verosimile pensare, che abbinata a ferrea volontà di smettere la e-cig sia utile, altrimenti si torna alle vecchie abitudini.

8. Sport, rilassamento e una dieta per chi vuole smettere di fumare

E’ importante quando si vuole smettere di fumare (e non ricadere) rimpadronirsi di un’efficace respirazione, specie di quella inspiratoria diaframmatica (comunemente detta «respirare con la pancia»). Il respiro si può rieducare e riabilitare, basta volerlo e saperlo fare, da soli o meglio ancora con una guida competente, come può essere quella del proprio istruttore in palestra o in piscina. L’effetto, unito a tutta l’attività che è possibile fare, sarà quello di una percezione dei benefici sulla nostra energia vitale e sulla capacità di resistenza agli sforzi, oltre che di riuscire a ritagliarsi dei tempi nella giornata di sano relax e di cura per il corpo e la mente. (Salute, Corriere)

 
 
 

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