INTESTINO IRRITABILE? DIETA VARIA E NIENTE ABBUFFATE
- hodrin
- 29 set 2016
- Tempo di lettura: 2 min
La sindrome dell’intestino irritabile è una malattia piuttosto comune : «Tra il 10% e il 20% della popolazione italiana ne soffre.

La sindrome del colon irritabile è una malattia ad andamento cronico che può essere gestita con una terapia spesso sintomatica: in base ai sintomi riscontrati nel paziente si definisce un trattamento specifico», spiega il prof. Silvio Danese, gastroenterologo e resp. del Centro Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali dell’ospedale Humanitas.
Quali sono i sintomi che caratterizzano la sindrome dell’intestino irritabile e le possibili cause?
«I sintomi tipici sono dolori addominali, meteorismo e irregolarità intestinale: l’intestino diventa “capriccioso” – risponde lo specialista. Mentre fra le cause ci sono un’alterazione del microbioma, un’alterazione della motilità intestinale, alcune infezioni intestinali». Dietro la sindrome dell’intestino irritabile – come detto dal professore – può nascondersi anche una variazione del microbioma, ovvero i miliardi di batteri che popolano l’intestino: «Oltre a essere l’organo più innervato, nell’intestino c’è un’altissima presenza di batteri. Se si altera la composizione, ovvero la qualità e la quantità delle specie presenti nella flora batterica intestinale, si può alterare la regolarità intestinale».
Anche l’alimentazione può influire sulla composizione del microbioma intestinale.
E a proposito di dieta cosa può fare chi è colpito dalla sindrome dell’intestino irritabile? «Deve evitare gli eccessi e variare l’alimentazione. C’è poi una serie di alimenti che contengono degli zuccheri che l’intestino non riesce a digerire con facilità: sono i cosiddetti cibi FODMAP». Tra questi cibi ricordiamo, ad esempio, latte e latticini, frutti come mele e pere, ma anche legumi, pistacchi e pasta. Cosa fare in caso di sintomatologia da sindrome del colon irritabile? «Per un certo periodo si può ridurre l’assunzione di questi alimenti, ma è importante rivolgersi a uno specialista della nutrizione», conclude il professor Danese. (Salute, Humanitas)
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