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I VACCINI ANTINFLUENZALI SONO TANTI (ecco come scegliere quello giusto)

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 28 nov 2016
  • Tempo di lettura: 4 min

I trivalenti contengono due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e un virus di tipo B e il quadrivalente due virus di tipo A e due virus di tipo B (Victoria e Yamagata)

La stagione influenzale si avvicina ed è partita la campagna vaccinale, rivolta inizialmente alle categorie a rischio e quindi estesa a chiunque sia interessato a proteggersi dai virus in circolazione.

MA CHI DEVE VACCINARSI? A CHI CI SI DEVE RIVOLGERSI E IN QUALI CASI SI PAGA?

Di certo la somministrazione è gratuita per le persone che rientrano nell’elenco diramato ad agosto dal Ministero della Salute nella circolare “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2016-2017”:

  • tutti coloro che hanno 65 anni o più,

  • gli operatori sanitari (inclusi veterinari),

  • familiari di pazienti ad alto rischio,

  • categorie socialmente utili (polizia, vigili del fuoco),

  • allevatori, addetti al trasporto di animali e macellatori,

  • le donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza,

  • bambini di età superiore ai 6 mesi e adulti con patologie che aumentano il rischio di complicanze (tra cui malattie respiratorie, cardio-circolatorie, diabete e obesità, insufficienza renale, tumori, malattie infiammatorie croniche, malattie del fegato, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV ).

Chi non rientra in queste categorie deve pagarsi il vaccino, che può essere somministrato nei centri vaccinali, dal medico di famiglia, in alcune farmacie o anche nei luoghi di lavoro, dove è presente un’infermeria. La campagna va dalla metà di ottobre fino a fine dicembre, ma gli esperti consigliano di vaccinarsi entro fine novembre, prima che l’epidemia entri nel pieno.

I DIVERSI TIPI DI VACCINI: I virus in circolazione sono di tipo A e B: l’anno scorso quelli di tipo B sono risultati più numerosi rispetto agli altri.

In Italia sono disponibili

  • vaccini trivalenti che contengono due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e un virus di tipo B

  • un vaccino quadrivalente che protegge da due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e due virus di tipo B (Victoria e Yamagata).

Vengono così classificati:

  • vaccino split (contenente virus influenzali frammentati);

  • vaccino a subunità (contenente solo gli antigeni di superficie);

  • vaccino adiuvato (contenente gli antigeni di superficie con un adiuvante oleoso);

  • intradermico (del tipo split), confezionato in una siringa particolare che consente di inoculare la dose nel derma, ovvero lo strato della cute posto sotto l’epidermide.

Il vaccino quadrivalente (tipo split, disponibile dal 2014) è indicato per l’immunizzazione degli adulti e dei bambini dai 3 anni di età.

Gli adiuvati sono più indicati per chi ha 65 anni o più: la loro funzione è quella di potenziare la risposta immunitaria alla vaccinazione, per questo sono efficaci nei soggetti anziani e in quelli poco rispondenti.

Il vaccino intradermico sfrutta i particolari meccanismi immunitari che si attivano nel derma; tutti gli altri prodotti vengono somministrati per via intramuscolare.

Una sola dose è sufficiente, tranne nei i bambini al di sotto dei 9 anni di età mai immunizzati in precedenza: per loro si raccomandano due dosi, da somministrare a distanza di almeno quattro settimane.

ANZIANI E GIOVANI: QUALE È ADATTO A CHI

A volte può succedere che, dovendo acquistare il vaccino, si scopra che la farmacia non ha disponibili tutti i prodotti suddetti. Come scegliere quello giusto? «Il problema nasce dal fatto che il “grosso” del mercato riguarda le categorie a rischio e la vendita in negozio riguarda solo una piccola quota di persone - spiega Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi nella stessa città -, per questo le farmacie fanno ordini di modesta entità e spesso anche i grossisti non sono molto forniti. Per regolarsi basta sapere che i vaccini slip e a subunità vanno bene per tutti; l’intradermico dà più effetti locali, come gonfiore e arrossamento, ma è molto efficace nel far scattare la risposta immunitaria; anche l’adiuvato garantisce un buon risultato in questo senso. Concludendo, consiglierei l’intradermico o l’adiuvato agli anziani e il quadrivalente agli altri, perché protegge meglio dai virus circolanti e sappiamo ormai che i virus di tipo B sono più “cattivi” nei confronti della popolazione giovane, dai 3 anni in su. Per quanto riguarda il “dove”, c’è un po’ di caos e molta differenza territoriale: ogni Asl si regola come crede, per esempio in Lombardia i medici di famiglia hanno la delega per la vaccinazione degli anziani, e non delle altre categorie; queste ultime possono rivolgersi ai centri vaccinali. In caso di dubbi ci si può rivolgere all’Azienda sanitaria locale».

IMMUNIZZARE TUTTI I BAMBINI?

I bambini dovrebbero vaccinarsi? «Su questo punto c’è molto dibattito nella comunità scientifica internazionale, alcuni esperti ritengono che tutti i piccoli fra i 6 mesi e i 3 (o 5) anni andrebbero immunizzati contro l’influenza stagionale, altri consigliano di vaccinare solo i bambini a rischio. Attualmente in Italia la somministrazione è gratuita solo per i soggetti con più di 6 mesi di età che soffrono di patologie croniche, utilizzando un prodotto specifico pediatrico o la mezza dose di un vaccino per adulti. L’idea della copertura totale dei minori di 3 o 5 anni nasce dal fatto che sono dei grandi “untori” , ovvero passano facilmente i patogeni alle persone a loro vicine, inclusi gli anziani (per esempio i nonni): immunizzarli vorrebbe dire proteggere, più che loro stessi, il resto della popolazione. Per questo c’è chi si chiede se sia una scelta etica. C’è poi il problema dei costi: vaccinare tutti i bambini avrebbe un peso economico notevole per la sanità pubblica». Tra i piccoli con patologie, quindi a rischio, quanti vengono protetti dall’epidemia stagionale? «Non ci sono dati precisi, ma sono comunque troppo pochi - risponde Pregliasco -. È fondamentale che i pediatri informino correttamente i genitori sui rischi. La maggior parte dei casi di influenza sono banali, ma ogni anno si contano diecimila morti per complicanze. Il numero peraltro è sottostimato perché raramente il decesso viene correlato direttamente all’epidemia stagionale». Infine è bene ricordare che ci sono alcuni semplici gesti che riducono il rischio di contagio: lavarsi spesso le mani, coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, tenere a casa i malati, l’uso di mascherine da parte delle persone influenzate dentro gli ospedali. (Salute, Corriere)

 
 
 

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