INTESTINO IRRITABILE: PATOLOGIA SOTTOVALUTATA DAGLI STESSI PAZIENTI
- hodrin
- 19 dic 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Spesso si fa ricorso (sbagliando) al «fai-da-te» per contrastare disturbi quali dolori addominali, meteorismo e gonfiore, stipsi o diarrea. Ne soffrono più di due milioni di italiani, circa il 5% in forma severa

DOLORI ADDOMINALI, METEORISMO E GONFIORE, ACCOMPAGNATI DA STIPSI E/O DIARREA: sono i principali sintomi della sindrome dell’intestino irritabile (comunemente detta colite), che colpisce più di due milioni di italiani. Di solito fa il suo esordio in giovane età (prima dei 30 anni) ma, il più delle volte, viene diagnosticata dopo anni, perché inizialmente viene sottovalutata dagli stessi pazienti che non ne parlano col dottore, e ricorrono a rimedi “fai-da-te” per contrastare i disturbi. Anche se nella maggior parte dei casi la malattia non si manifesta in forme severe, ha, però, importanti ripercussioni sulla vita sociale e affettiva del paziente.
L’INDAGINE «Nella fase iniziale che può durare anche diversi anni, il paziente tende a sottovalutare i sintomi e li gestisce autonomamente». Secondo l’indagine, il rimedio tipico cui ricorre chi ne soffre è innanzitutto la modifica del regime alimentare, spesso abbinata ad altri interventi di contrasto al disturbo: dai prodotti naturali ai farmaci da banco a quelli prescritti dal medico. Anche se meno frequente, è comunque diffusa la pratica di curarsi in base alle informazioni raccolte in rete. La diagnosi arriva in ritardo, dopo anni, quando il paziente si decide a parlarne col dottore, in prima battuta il medico di famiglia, mentre solo il 5% di chi soffre della forma caratterizzata da costipazione si rivolge in prima battuta al gastroenterologo.
IMPATTO PSICOLOGICO L’indagine evidenzia, poi, l’impatto notevole della sindrome sulla vita quotidiana: può provocare assenteismo sul posto di lavoro, comporta modifiche del regime alimentare, quindi la necessità di evitare cene fuori casa e di ridurre i viaggi, per alcuni ha ripercussioni anche sulla vita di coppia. La metà degli intervistati ammette che la patologia influenza pesantemente la condizione psicologica, a causa, tra l’altro, di situazioni di imbarazzo. «Chi ne soffre spesso si abitua ai disturbi e non si rende conto che potrebbe stare meglio. Non tutti hanno bisogno di interventi medici ma per le forme più severe sono disponibili terapie con azione mirata che interferiscono contemporaneamente con i sintomi del dolore e della stipsi: sarebbe importante che, almeno per i pazienti più gravi, fossero dispensate dal SSN».
DECALOGO DEI DIRITTI Per dare visibilità a una patologia spesso “nascosta”, anche per vergogna, si è costituito il Comitato per la sindrome dell’intestino irritabile (Ibscom). «È nato per favorire la conoscenza e la consapevolezza di questa patologia di rilevanza sociale, e quindi agevolare la diagnosi e le cure appropriate. Abbiamo stilato un decalogo dei diritti dei pazienti che sottolinea la necessità di assicurare l’accesso a percorsi appropriati di diagnosi e cura a carico del Servizio sanitario, almeno per le forme più severe». (Salute, Corriere)
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