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SIETE DI MALUMORE? COLPA DELLE GIORNATE BREVI, NON DELLA PIOGGIA

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 19 dic 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Le poche ore di luce sono il fattore esterno che più si correla con la comparsa di malesseri emotivi, molto più delle condizioni meteo e vale per tutti, non solo per chi soffre di depressione stagionale

INVERNO, GIORNATE BREVI. Fra le più brevi di tutto l’anno. E quel filo di tristezza che a volte ci prende in questo periodo può dipendere proprio dal minor numero di ore di luce: uno studio pubblicato su Journal of Affective Disorders dimostra che per l’umore non contano tanto le condizioni meteo, quanto la durata del giorno. Pioggia, inquinamento, umidità, temporali non incidono sul livello di stress emotivo quanto un’alba tardiva e un tramonto a metà pomeriggio, con un effetto negativo che si riscontra in tutti, non soltanto in chi soffre di depressione stagionale e quindi è più esposto all’umore nero in autunno e inverno.

DATI CLIMATICI E PSICOLOGICI L’indagine, è nata dalle conversazioni di due ricercatori della Brigham Young University statunitense, amici ma impegnati in settori di studio completamente diversi. Mark Beecher è infatti uno psicologo, Lawrence Rees un docente di fisica; entrambi prendono lo stesso autobus per andare al campus e proprio durante le chiacchierate mattutine è nata l’idea della ricerca. «Un giorno c’era un forte temporale e io ho chiesto a Mark se nei giorni di brutto tempo avesse più pazienti e richieste d’aiuto – racconta Rees –. Mi rispose che era difficile dirlo, perché i dati non sono mai stati raccolti in maniera accurata. Mi si è accesa una lampadina: io, come fisico, avevo accesso ai dati meteo precisi della nostra città, lui poteva avere informazioni sulla salute emotiva dei cittadini in quei giorni. Abbiamo allora deciso di combinare le informazioni meteo con quelle cliniche per capire meglio l’eventuale correlazione fra clima e umore».

CONTANO LE ORE DI LUCE I due ricercatori hanno analizzato diverse variabili meteorologiche, dal vento alle precipitazioni, dalla temperatura all’irraggiamento solare, fino al livello di inquinamento atmosferico; tutti questi dati potevano essere misurati con estrema precisione correlandoli con la località in cui viveva ciascun paziente arrivato all’osservazione dello psicologo, per una relazione precisa e certa fra esposizione al clima e stato emotivo. Gli esperti hanno valutato dati clinici solidi, dalle terapie intraprese al numero di richieste d’aiuto, e non elementi potenzialmente fuorvianti come diari online o le semplici dichiarazioni soggettive delle persone. Dall’analisi statistica della mole di informazioni raccolte, Beecher e Rees hanno tratto conclusioni chiare: «Per il benessere emotivo, quel che conta è il numero di ore di luce in una giornata – sintetizza Beecher –. Si potrebbe pensare che la pioggia o un giorno con smog alle stelle inducano un maggiore stress emotivo rispetto a una giornata invernale soleggiata, invece quel che importa è la durata della luce, indipendentemente da qualsiasi altro elemento climatico. Un dato vero per tutti, non solo per i pazienti con depressione stagionale: in inverno una maggiore fragilità è più probabile e si è più vulnerabili agli stress emotivi». (Salute, Corriere)

 
 
 

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