SIAMO «PERSI» SENZA LO SMARTPHONE MA VIVERE INCOLLATI AL CELLULARE FA MALE
- hodrin
- 6 feb 2017
- Tempo di lettura: 3 min
Essere sempre connessi non consente al cervello di rilassarsi e questo ne compromette la creatività e una buona funzionalità. I tre consigli per una mini-disintossicazione

Coppie o gruppi di amici al ristorante, ciascuno chino sul suo smartphone. Bambini nei passeggini con un tablet o un telefono, intenti a giocare. Persone che camminano per strada con gli occhi fissi al cellulare, rischiando un incidente a ogni passo. Il panorama è questo, più o meno ovunque: siamo “agganciati” ai nostri telefonini 24 ore su 24 e così una psicoterapeuta, ha di recente scritto “The Power of off”, una sorta di elogio della disconnessione scaturito dalla consapevolezza che «spendiamo troppo tempo facendo cose che non ci interessano davvero, in un mondo virtuale che non ci nutre come esseri umani».
Schiavi del telefono
La tecnologia, è di grande aiuto e semplifica la vita. In troppi però sembrano essere incapaci di gestirla senza che diventi l’elemento preponderante dell’esistenza, rischiando non solo incidenti stradali ma soprattutto conseguenze negative per la sanità mentale. «Nata per liberarci, la tecnologia ci ha reso schiavi: siamo costantemente bombardati da segnali sonori per l’arrivo di messaggi, e-mail che ci sentiamo obbligati a leggere subito - dice la psicologa -. Controlliamo il telefono in media 150 volte al giorno, ogni sei minuti, mandando circa 110 messaggi quotidiani. Il 46% pensa che non potrebbe vivere senza telefono e un’indagine dell’università del Maryland, ha segnalato come la maggioranza degli studenti nei dieci Paesi partecipanti ammetta di sentirsi “persa” se per 24 ore non può accedere al proprio smartphone; uno su tre preferirebbe rinunciare al sesso piuttosto che al cellulare». Ce n’è abbastanza per diventare robot incapaci di avere relazioni faccia a faccia, secondo l’esperta. Soprattutto perché l’uso smodato dello smartphone si associa a effetti non proprio desiderabili sul cervello. Gli effetti negativi «Se non si “disconnette” mai il sistema nervoso non riposa, è costantemente in modalità “scappa o combatti” e finisce per stancarsi troppo. Perfino i computer vengono spenti e riavviati, noi non lo facciamo mai. A livello cerebrale questo si traduce alla lunga in una riduzione della funzionalità e anche della creatività, che per svilupparsi ha bisogno di spazi e tempi vuoti in cui “annoiarsi”, oltre che di contatto umano. Senza contare gli effetti negativi sul benessere emotivo: le comunicazioni digitali non portano a connessioni umane più profonde, anzi. Abbiamo bisogno della presenza fisica dell’altro per sentirci davvero amati, compresi. La vita digitale nei bambini e nei ragazzi, personalità in via di sviluppo, può avere esiti devastanti: ogni ora passata sullo smartphone è un’ora tolta a un’attività fisica, alla lettura, al contatto diretto con gli altri, tutti elementi essenziali per un corretto sviluppo corporeo, sociale, personale». Il rischio dipendenza, poi, è dietro l’angolo.
DISINTOSSICAZIONE DIGITALE
Con la differenza che, mentre le altre dipendenze sono oggetto di stigma sociale, restare tutto il giorno connessi è un comportamento “condonato”. Che nel libro suggerisce un programma per la disintossicazione digitale in trenta giorni, ma consiglia almeno tre passaggi per provare a smorzare l’abuso di tecnologia:
«Iniziate cercando di capire quanto l’utilizzo dei vostri smartphone, computer o tablet sia realmente indispensabile per lavoro o per scambiarsi informazioni necessarie con familiari e amici, distinguendo il tempo passato sul web per semplice abitudine o per rispondere a messaggi.
Quindi, fate piccoli cambiamenti poco per volta: cercate di NON tenere il telefono sul tavolo durante il pranzo o la cena e di non controllare i social mentre siete con gli amici, provando ogni giorno ad aggiungere momenti senza telefono.
Terzo, ma non meno importante, chiedetevi che cosa sia realmente di valore per voi, che cosa vi nutre l’anima e vi fa stare bene. E dedicate a questo più tempo, togliendolo al cellulare».
(Salute, Corriere)
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