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VACCINI, TUTTI I FALSI MITI E LE FAKE NEWS. E LE RISPOSTE DEGLI ESPERTI

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 20 mar 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Dall’autismo come effetto collaterale ai complotti delle aziende del farmaco. Ecco le tesi false e la loro smentita

1. I vaccini hanno gravi effetti collaterali

Nella testa di chi dice no alle vaccinazioni si rincorrono luoghi comuni e timori infondati. Un conto però sono le proprie paure, un altro le verità scientifiche incontrovertibili. Da conoscere e ricordare, per fare la cosa giusta. Roberto Burioni, virologo dell’ospedale San Raffaele e autore del libro «Il vaccino non è un’opinione» smonta le convinzioni che spingono sempre più genitori a non proteggere i propri bimbi. È l’argomento che chi vuole boicottare le vaccinazioni ripete come un mantra. Ma lo fa senza tenere conto delle statistiche: «Gli effetti collaterali gravi sono rarissimi: il più frequente è una violenta reazione allergica chiamata anafilassi che si verifica in meno di un caso su un milione e si risolve senza danni se c’è un medico presente — spiega il virologo Roberto Burioni — . Malattie come il morbillo causano invece conseguenze gravi e irreversibili in un caso su mille».

2. Il vaccino contro il morbillo causa l’autismo

Visto l’aumento del 230 per cento dei casi di morbillo negli ultimi mesi questa convinzione deve avere avuto presa. Burioni è categorico: «Non esiste alcuna relazione tra vaccinazioni e autismo, che ha basi genetiche e con tecniche adeguate può essere diagnosticato ben prima della vaccinazione».

3. I vaccini sono inutili perché le malattie sono scomparse

Chi lo pensa non sa che l’unica malattia scomparsa (grazie al vaccino) è il vaiolo: «E infatti contro questa infezione non ci vacciniamo più — rimarca Burioni —. Ma agenti pericolosissimi, come quelli che causano la difterite e la poliomielite, sono ancora diffusi in molti Paesi e in mancanza di un’adeguata copertura vaccinale potrebbero tragicamente ritornare. L’ultima epidemia di poliomielite in Europa si è verificata nel 1992 proprio in una comunità olandese che rifiuta le vaccinazioni, a riprova di quanto sia importante non abbassare la guardia».

4. I vaccini sono un complotto delle multinazionali

Di conseguenza i medici pro vaccinazioni vengono spesso accusati di essere al servizio di Big Pharma. «In realtà nel 2015 tutti i vaccini messi insieme hanno fatturato in Italia 318 milioni di euro — scandisce Burioni —. I farmaci per l’epatite C, causata da un virus contro il quale purtroppo non abbiamo un vaccino, da soli oltre 1700 milioni di euro. È stato calcolato che per ogni euro speso in vaccino se ne risparmiano 20 in spese farmaceutiche, per cui chi non vaccina il proprio figlio promuove gli interessi delle multinazionali in maniera molto efficace».

5. I vaccini vengono somministrati troppo presto

È l’incubo di ogni mamma. «Ma alcune infezioni, come la pertosse o la meningite da emofilo, sono particolarmente gravi nel primo periodo di vita. Di qui l’importanza di non rimandare — spiega Burioni —. Non solo i vaccini non indeboliscono il sistema immunitario, ma lo rendono più efficiente stimolandolo nel modo più naturale possibile e preservandolo da danni che possono essere molto pericolosi. Ritardare le vaccinazioni non offre nessun vantaggio, mentre lascia aperta la porta ad agenti patogeni estremamente pericolosi».

6. Io voglio essere libero di decidere se vaccinare mio figlio

È una presa di posizione che non tiene conto della cosiddetta immunità di gregge. «Se tutti i bambini vengono vaccinati, gli agenti infettivi non riescono a circolare — ricorda il virologo —. Così vengono protetti anche i bambini troppo piccoli per essere vaccinati, coloro che non hanno risposto al vaccino (nessuno è efficace al 100%) e soprattutto i pazienti che non si possono vaccinare, magari perché stanno combattendo un tumore dell’infanzia. Vaccinare i propri figli non è dunque solo un atto di protezione individuale, ma soprattutto un atto di responsabilità sociale, in grado di proteggere i più deboli e i più sfortunati. Per questo non si può invocare la libera scelta».

(corriere.it)

 
 
 

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