MAL DI TESTA DA TELEFONINO
- hodrin
- 10 lug 2017
- Tempo di lettura: 2 min
L’aumento delle cefalee dopo uso del telefono mobile potrebbe essere causato da un lieve incremento della pressione all’interno del cranio

I cellulari hanno radicalmente cambiato il nostro stile di vita il loro eventuale impatto sulla nostra salute non é mai stato completamente chiarito. Di recente, durante l’edizione 2017 del congresso internazionale sul mal di testa, hanno fornito un’ipotesi quantomeno per quanto riguarda il mal di testa. Da sempre preoccupati soprattutto dal fatto che i campi elettromagnetici a bassa frequenza dei telefonini potessero provocare alterazioni della matrice neuronale provocando malattie come cefalea, ronzii auricolari da tinnitus, depressione, malattie neurodegenerative, depressione, disturbi del sonno e soprattutto tumori cerebrali e non, in molti avevano perso di vista la possibile induzione di fenomeni fisicodinamici più semplici, ma comunque fastidiosi quali un AUMENTO della PRESSIONE INTRACRANICA. Nel nuovo studio il cranio viene visto come una sorta di pentola a pressione dove il fuoco della cucina sono le onde a bassa frequenza del telefonino e il classico fischio del coperchio che annuncia la raggiunta pressione massima è la comparsa di cefalea, che compare dopo almeno mezz’ora di esposizione continua al telefonino e tende a persistere per un’ora. Si tratta della prima segnalazione di questo tipo che andrà ovviamente meglio indagata, ma un punto di forza dello studio è la conferma tramite risonanza magnetica della cosiddetta empty sella, cioè di sella turcica vuota un segno radiologico di aumento della pressione endocranica, che non è invece stato trovato nelle prove con telefoni fissi e cordless. Se poi all’empty sella si associano anche le alterazioni rilevate nella pressione del liquido cerebrospinale si può ipotizzare un legame fra cellulare e cefalea, anche se non è detto che questa scoperta possa mettere fine alla questione dei tanti rischi finora ipotizzati.
RICERCHE SUI TUMORI
I ricercatori danesi della Aarhus University e americani della University of California–Los Angeles School of Public Health hanno riportato: in malattie ben controllabili nel tempo come i tumori cerebrali è improbabile che l’esposizione ai telefonini possa rappresentare una causa importante di rischio, quantomeno prima di 10 anni.
ALZHEIMER
Il colmo è stato uno studio su animale pubblicato l’anno prima sul Journal of Alzheimer’s Disease dai ricercatori dell’Università della Florida diretti da Gary Arendash: l’esposizione a campi elettromagnetici come quelli emessi dai cellulari sembra migliorare le funzioni cognitive e ridurre la formazione delle placche di ß-amiloide, stimmata della malattia di alzheimer, dato mai confermato anche nell’uomo. Fra pro e contro scientifici, negli ultimi anni a riportare la questione alla ribalta ci ha pensato la magistratura: nel 2010 inizia la Corte d’Appello di Brescia condannando l’INAIL a risarcire un dirigente di Carpenedolo con una rendita pari all’80% dell’invalidità derivatagli da un tumore benigno trigeminale giudicato conseguente all’uso continuato del cellulare per ragioni di lavoro. Le ultime sentenze sono dello scorso aprile: prima il Tribunale di Ivrea e poi quello di Firenze condannano l’INAIL a risarcire due lavoratori con una rendita perpetua per i danni riportati fra l’uso eccessivo del cellulare e l’insorgenza di un tumore cerebrale. (Salute, Corriere)
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