"PER VIVERE A LUNGO BISOGNA DORMIRE ALMENO 8 ORE A NOTTE"
- hodrin
- 29 set 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Ne è convinto il professor Matthew Walker, direttore del Center for Human Sleep all’università di Berkeley in California. Nel suo ultimo libro, Why we sleep, lancia un segnale d’allarme sulla nuova "epidemia da privazione del sonno"

Chi dorme non piglia pesci, recita il vecchio proverbio. Più dormi e più a lungo vivi, lo corregge la scienza moderna. O perlomeno lo corregge uno studioso, il prof. Matthew Walker, direttore del Center for Human Sleep all’università di Berkeley in California e ora autore di “Why we sleep” (Perché dormiamo), un libro che lancia un segnale d’allarme sulla nuova “epidemia da privazione del sonno”: la chiama proprio così, come se fosse un virus contagioso. “E lo è davvero, perché la vita d’oggi ci spinge a dormire sempre meno, senza tenere sufficientemente conto degli effetti pericolosi del fenomeno”. Fortunatamente, per questo genere di epidemia esiste la cura. E’ a disposizione di chiunque e non costa niente: basta dormire. Perché secondo Walker l’equazione è drammaticamente semplice: meno dormi, meno vivi. In altre parole l’insonnia, voluta o sofferta, ci accorcia la vita. Il numero delle malattie collegate alla “privazione del sonno è lungo e spaventoso: morbo di Alzheimer, cancro, diabete, obesità, disturbi mentali. “Ogni aspetto della nostra vita biologica viene intaccato e condizionato dal riposo notturno”. “E purtroppo nessuno fa abbastanza per cambiare le cose”. Nessuno ha mai visto, in effetti, cartelli dentro ospedali e ambulatori che esortano la gente a dormire di più. Invece per l’autore è una priorità della nostra salute di cui bisogna urgentemente tenere conto. Il suo libro suggerisce che una buona “dieta” di sonno sarebbero otto ore a notte. Un traguardo che a molti di noi appare irraggiungibile. Ma la soglia sotto la quale non bisognerebbe assolutamente scendere, ammonisce il prof. di Berkeley, è sette ore di sonno a notte: chi ne dorme di meno mette a rischio la propria salute e di conseguenza diminuisce la probabilità di vivere più a lungo. Il problema, riconosce Walker, è che l’etica del lavoro, così come fin dalla più giovane età quella della studio, ci incita a dormire sempre meno per fare sempre più cose. E non si tratta soltanto di lavorare o studiare: ci sono la palestra, i corsi di ogni genere per adulti e bambini, le lingue da imparare o perfezionare, per tacere dello smart phone che attraverso i social network ci tiene svegli anche quando le palpebre si chiudono sugli occhi come due saracinesche automatiche. Basta qualche cifra a chiarire come è cambiato il nostro rapporto con il sonno. Nel 1942, meno dell’8% della popolazione, in Europa e Stati Uniti, sopravviveva con 6 ore di sonno o meno a notte. Nel 2017, una persona su due dorme 6 ore o meno di 6 ore per notte: il 50%. Lavoro straordinario, trasporti più lunghi per lavoratori pendolari, intrattenimento moltiplicato, ansia, depressione, alcol e caffeina, sono tutte cause della trasformazione, secondo gli esperti. “Tutti nemici del sonno”. E poi ce n’è un altro: “Nella società occidentale odierna, ci si vergogna a dire che si dorme molto. Dormire poco viene considerato un distintivo di onore, qualcosa di cui vantarsi. E’ imbarazzante ammettere in pubblico che si dormono otto ore per notte. Si fa la figura del pigro, per non dire dell’anormale”. (Salute, Repubblica)
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