«SALVANO LA VITA, MA USIAMOLI BENE» IL VADEMECUM PER GLI ANTIBIOTICI
- hodrin
- 25 gen 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Ogni anno nel mondo 700mila persone muoiono a causa dell’antibiotico-resistenza, ovvero la capacità dei batteri di sopravvivere agli unici farmaci che abbiamo a disposizione per combatterli.

L’uso smodato di antibiotici ha vanificato i loro effetti e reso i germi più resistenti, con trend in continua crescita e costi sempre più elevati per la sanità pubblica.
EFFICACIA SEMPRE MINORE Gli antibiotici restano uno degli strumenti principali a nostra disposizione per combattere gravi infezioni, ma bisogna farne un uso prudente. Le loro capacità di guarigione hanno garantito un miglioramento dell’aspettativa di vita, ma le ampie fasce di popolazione e i pazienti immunocompromessi vedono aumentato il rischio infettivo. «Gli antibiotici sono dei farmaci che permettono di salvare numerose vite umane. La loro utilità è in costante crescita da 80 anni a questa parte; oggi possono aiutare a trattare e a risolvere anche una serie di problematiche estremamente complesse della medicina, come trapianti, tumori, chirurgia avanzata, l’aumento della sopravvivenza di tante categorie di pazienti. Tuttavia, la loro efficacia è sempre minore a causa dell’uso smodato che ne viene fatto».
GLI ERRORI DA EVITARE L’utilizzo degli antibiotici deve comportare sempre un’attenta e responsabile valutazione del rapporto rischio-benefico di tale atto medico, spiegano gli esperti. Per questo motivo la prescrizione e l’assunzione responsabile sono divenuti oggi un dovere a cui nessuno, medico o paziente, può sottrarsi. Prescrizioni inutili o ridondanti, terapie eccessivamente lunghe, dosaggi giornalieri insufficienti, modalità di assunzione o somministrazione non in linea con le caratteristiche delle diverse classi di farmaci, sono errori comuni da evitare, pena la progressiva perdita di efficacia di una risorsa terapeutica dimostratasi tanto vitale quanto fragile. Oggi negli ospedali italiani le infezioni sostenute da Enterobacteriaceae produttrici di carbapenemasi, con un profilo di resistenza incredibilmente complesso e sofisticato, rappresentano una sfida giornaliera che rischia di inficiare i successi terapeutici della trapiantologia d’organo, della terapia dei tumori, della chirurgia avanzata, delle terapie modulanti la risposta immunitaria. Di fronte a tale emergenza, che rappresenta la punta di un iceberg biologico assai più vasto e complesso, è necessario che la terapia antibiotica sia sempre più governata da professionisti di massima qualità scientifica e non più lasciata in mano a consuetudini, convinzioni e refusi del passato.
NEL MONDO ANIMALE Il problema dell’antibiotico resistenza ha una portata globale e potenzialità enormemente gravi. «Bisogna affrontarlo in maniera decisa con diverse strategie. Da una parte si deve: limitare l’abuso di antibiotici nel mondo animale, ciò garantirebbe un effetto di contenimento delle resistenze anche tra gli esseri umani. Dall’altra bisogna affrontare il problema direttamente nelle comunità umane, sia in ambito ospedaliero che nella società». Quest’ultimo aspetto è particolarmente rilevante, in quanto è necessario impedire l’autosomministrazione di antibiotici ed evitare un uso spropositato di alcune molecole che andrebbero riservate esclusivamente all’uso ospedaliero. Occorre adottare tutte quelle misure preventive, a partire dal lavaggio delle mani, che permettono di limitare la diffusione dei ceppi antibiotico resistenti.
ESCALATION DELLE RESISTENZE «Esiste una forte correlazione tra le malattie che si possono contrarre in ospedale e l’uso smodato che spesso si fa degli antibiotici. Purtroppo è in corso un’escalation delle resistenze e ogni volta si utilizzano antibiotici di livello più elevato, vanificando l’uso di molte molecole. Si arriva talvolta all’associazione di più antibiotici per debellare una patologia. Il rischio è che i risultati di ricerche di molti anni svaniscano in pochi mesi. Ci deve essere una forte iniziativa di formazione, una decisa aderenza di tutto il personale sanitario e la consapevolezza della popolazione per arrivare a un uso consapevole degli antibiotici». «L’infettivologo - è la figura professionale in ambito medico a cui competono le seguenti funzioni. Deve suggerire le modalità generali di impiego clinico degli antibiotici; definire le strategie terapeutiche nei casi di maggior complessità; indicare l’uso, in caso di necessità, delle molecole di ultima generazione per contenere il rischio e facilitare la rapida individuazione di nuovi fenomeni di resistenza. La sua presenza negli ospedali e come consulente a livello territoriale va implementata».
(Salute, Corriere)
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