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Stitichezza: non Abusare di lassativi, le soluzioni esistono

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 13 set 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

C’è un esercito di ipocondriaci in Italia per quel che riguarda la salute dell’intestino.

Secondo i dati della Società Italiana di Medicina Generale, fino a 1 persona su 3 tra coloro che dichiarano al medico di soffrire di intestino pigro in realtà non ne soffre affatto, e molti di questi fanno ricorso a lassativi senza una vera necessità. La stipsi cronica è invece un disturbo che viene chiamato in causa quando la frequenza intestinale è ridotta a meno di tre volte alla settimana e contemporaneamente si presentano fastidi come senso di ostruzione o di evacuazione incompleta.

TIPO DI STITICHEZZA PIÚ DIFFUSO

A causarla possono essere l’abuso di farmaci e alcune malattie metaboliche o neurologiche. Nella grande maggioranza dei casi, tuttavia, a mettere il freno all’intestino è la cosiddetta stipsi idiopatica. «È la forma più frequente di stipsi che non si lega ad alcuna patologia specifica e che è dovuta all’alterazione delle funzionalità dell’intestino».

MA SONO TRE LE FORME DI STIPSI

All’interno di questa grande classificazione, inoltre, è possibile distinguere tre diverse forme di stitichezza che individuano altrettanti percorsi di cura:

1. le stipsi da rallentato transito intestinale,

2. la stipsi da ridotta sensibilità rettale

3. la stipsi da dissinergia addominopelvica.

«La prima forma di stipsi è legata a un rallentato transito intestinale legato ad alterazioni neuromuscolari. Si tratta di una forma rara e molto difficile da trattare», spiega Rizzetto.

NON ABUSARE DEI LASSATIVI

«La seconda forma è più frequente e spesso legata all’abuso di lassativi: in questo caso il soggetto è come se perdesse la sensibilità ad andare di corpo. L’ultima forma, infine, è caratterizzata da una mancata coordinazione tra i muscoli che favoriscono l’espulsione delle feci». A complicare ulteriormente il quadro è il fatto che le varie forme di stitichezza possono parzialmente sovrapporsi tra loro rendendo ancor più difficile il compito del medico.

LE SOLUZIONI: CORREGGERE STILI DI VITA, BERE, FARE ATTIVITÁ FISICA

L’approccio più indicato per mettere ordine nell’intestino, in tutti i casi, è quello di procedere per gradi, a partire dalla semplice correzione dello stile di vita. «Si parte con le cose semplici, come il fatto di aumentare la quantità di fibre nella dieta, specialmente quelle insolubili come la crusca». Oltre a non venir assorbite dal tratto intestinale, infatti, le fibre insolubili assorbono acqua, inducono l’aumento della massa fecale accelerando il transito ed esercitano anche una buona azione di rieducazione dei movimenti muscolari dell’intestino. È necessario però assumere un adeguato apporto di acqua assieme a questo tipo di fibre, almeno pari 1,5-2 litri al giorno. «Come primo passo, anche l’aumento dell’attività fisica è utile a mettere in moto l’intestino». Importante è ad esempio l’abitudine di camminare, specialmente se si conduce una vita molto sedentaria.

LE PURGHE SERVONO MA SONO DA USARE OCCASIONALMENTE

Una larga parte dei casi di stipsi tende a migliorare sensibilmente dopo questo primo step a base di fibre e attività motoria. In caso contrario si ricorre ai lassativi, che hanno differenti modalità di azione a seconda della tipologia:

1) gli osmotici come il lattulosio, ad esempio, richiamano acqua nell’intestino e aumentano il contenuto liquido fecale,

2) i formanti massa come la metilcellulosa inducono l’aumento del volume delle feci,

3) gli stimolanti - come la senna o la cascara – inducono la peristalsi stimolando direttamente le terminazioni nervose.

«Dobbiamo ricordare che tutti i lassativi provocano una sorta di stress a livello dell’intestino e per questo devono essere usati occasionalmente» avverte il professore. Il discorso vale soprattutto per i lassativi stimolanti che possono alterare la funzione motoria intestinale se usati troppo spesso.

SE NIENTE FUNZIONA SI RICORRE AL BIOFEEDBACK

In una ridotta percentuale di pazienti neppure i lassativi riescono a mettere in moto l’intestino. È in questi casi che vengono presi in considerazione i trattamenti specialistici come il biofeedback, attraverso cui si mira a ristabilire una corretta azione defecatoria mediante un intervento dall’esterno. «È una tecnica che usiamo solo in caso di stipsi ostinata e che consiste nell’introdurre dei palloncini nel retto a pressione aumentata con lo scopo di rieducare la muscolatura del sistema defecatorio a contrarsi correttamente». Questa tecnica si è dimostrata efficace nel breve e nel lungo termine soprattutto per i casi di dissinergie dei muscoli pelvici, ma è comunque riservata ai casi più ostici.

(Salute, Humanitas)

 
 
 

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