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ECCO LE NUOVE FORME DI INQUINAMENTO CHE POSSONO ROVINARE LA PELLE

  • Immagine del redattore: hodrin
    hodrin
  • 13 mag 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Non c’è solo quello atmosferico. Anche l’inquinamento elettromagnetico emesso dagli schermi di computer e cellulari può avere effetti negativi sulla nostra pelle ed alterare le fibre di collagene.


Cov (Composti Organici Volatili), City Syndrome, luce blu sono tutti i nuovi termini usati dalle principali aziende cosmetiche per parlare di tutte le esposizioni dannose che alterano le funzioni dell’epidermide. Se all’esterno ogni anno vengono liberati nell’aria oltre 36 miliardi di tonnellate di CO2 e il 92 % della popolazione mondiale respira un’aria di pessima qualità, satura di gas, di metalli presenti nelle polveri sottili e di diversi tipi di particelle, all’interno, negli ambienti chiusi, dove trascorriamo il 90 % del nostro tempo, l’aria può essere sino a dieci volte più inquinata che all’esterno. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Narcisi, dermatologa dell’ Humanitas.


I TECNO-NEMICI DELLA NOSTRA PELLE

Dal tostapane al televisore, dalle vernici delle pareti di casa, ai condizionatori e alle candele. L’aria inquinata ormai è solo la fonte primaria di inquinamento che risulta in grado di influire sull’integrità della barriera idrolipidica della pelle, andando a modificarla. Più recenti studi hanno infatti messo in luce che i nuovi stili di vita, dominati dagli strumenti digitali e con la maggior parte delle ore trascorse in ambienti chiusi, espongono l’organismo e il viso in particolare, a un numero sempre più elevato di aggressioni, come i Cov, i Composti Organici Volatili, e una forma in inquinamento di cui sarebbe responsabile la luce blu ed epigenetica.


LE REAZIONI DELLE CASE FARMACEUTICHE

In prima linea nella ricerca delle nuove forme di inquinamento dannose per la pelle e nelle loro soluzioni ci sono naturalmente le case cosmetiche. Sono loro a guidare la schiera di esperti che sostengono ormai che si dovrebbe parlare di “inquinamenti”, al plurale. Se all’esterno ogni anno vengono liberati nell’aria oltre 36 miliardi di tonnellate di CO2 e il 92% della popolazione mondiale respira un’aria di pessima qualità, satura di gas, di metalli presenti nelle polveri sottili e di diversi tipi di particelle, all’interno, negli ambienti chiusi, dove trascorriamo il 90 % del nostro tempo, l’aria può essere sino a dieci volte più inquinata che all’esterno. Senza contare gli effetti della famosa “luce blu”, fonte inquinante per la pelle e per gli occhi derivante dagli apparecchi elettronici e dai moderni device tecnologici, più pericolosa addirittura dei raggi UV perché non produce effetti immediati, né facilmente indagabili.


COS’È IL DIGITAL AGING?

C’è un nuovo modo di chiamare le rughe e i malesseri causati dai device tecnologici: si chiama Digital Aging. “Si tratta di uno dei fattori di invecchiamento precoce della pelle che colpisce donne e uomini a tutte le età e si manifesta con rughe su viso e collo per effetto delle onde elettromagnetiche emesse dagli schermi di pc, smartphone e tablet. Le onde elettromagnetiche emesse dagli schermi aumentano la temperatura dei tessuti favorendo il surriscaldamento di quelli ricchi di acqua come il derma e portando quindi al deterioramento delle fibre collagene con conseguente insorgenza di rughe e doppio mento. Ma l’inquinamento 2.0 ha un’altra grande protagonista: la plastica. I Composti Organici Volatili (Cov) sono particelle potenzialmente nocive emesse da molteplici oggetti di uso comune e in particolare quelli che “profumano di nuovo”: formaldeide, toluene, acetaldeide, acetone che “inquinano” gli ambienti interni, casa e ufficio.


 
 
 

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